Viaggio intorno alla stella di Fleed
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Viaggio intorno alla stella di Fleed

Gli abitanti della terra, chiamati terrestri erano un popolo di navigatori del sistema solare che alla fine del secolo XXXXII visto le temperature inospitali della terra decisero di andare alla scoperta di altri pianeti. Lasciarono tracce di distruzione, in gran parte dell’Universo e sul pianeta Terra, ribattezzata il pianeta Azzurro. La spaventosa fama di esseri spietati verso la natura li porto in un lungo pellegrinaggio cosmico. Quasi fosse una punizione di madre natura per il poco rispetto mostratole. Dopo essersi pentiti e aver esplorato numerosissime rotte cosmiche, inoltre, essendo originari di regioni geografiche conosciute come Africa, Asia, Australia, le Americhe e l’Europa, ormai navigatori esperti e pionieri dei viaggi cosmici. Hanno viaggiato fino alla stella di Fleed, al Nord della galassia di Andromeda e a Sud della Nana della Balena.


Le esplorazioni delle vie cosmiche lì porto alla scoperta della stella Fleed. Il ventunesimo giorno del dodicesimo mese astrale, anno astrale 453, sembrava un giorno cosmico come tanti altri, improvvisamente, tutti gli strumenti di bordo rilevavano segni di vita sulla stella Fleed. La quinta generazione di persone cosmiche della nuova era riempirono i punti d'incontro sulle navi, in modo ordinato, silenzioso. Doveva essere un giorno di festa per le persone cosmiche tutti erano felici di condividere questa gioia immensa, in ogni ala delle navi c’era musica, nessuno imprecava contro l’altro. Ancora, era vivo nella memoria gli scontri che avvenivano fra le opposte tribù, a favore e contro i vari regimi che erano presenti sulla terra. Questa nuova generazione era partita da dei presupposti fondamentali, rispetto, ricordare il passato, vivere il presente, arricchire la propria vita con tutte le forme d’arte. Non c’erano ribelli nella nuova generazione cosmica, non esistevano armi. Tutti si rifiutavano di essere aggressivi l’uno contro gli altri. La reggente della nuova comunità cosmica era una donna fissava l’immagine di quella nuova stella sullo schermo, mentre con la mano muoveva i suoi lunghi capelli rossi. Il riflesso delle mura in acciaio abbracciava il ponte di comando, l’ampia sedia centrale era dipinta con i colori dell’arcobaleno, le pareti con fogli d’acciaio sulle quali c’era scritto la loro storia e il perché si trovavano li. Tanti disegni che raffiguravano le loro città e cosa erano diventate nel tempo. La storia raccontava le ultime ore che i loro avi avevano trascorso nelle loro case, nelle loro città, sul loro pianeta, stavano per partire, non per un viaggio qualunque, sarebbero andati via di lì per sempre, per diventare niente di meno che … dei nomadi dello spazio senza fissa dimora. Pochi attimi succinti e occhi freddi pieni di paura non volevano ammettere la fine di un sogno. La loro vita da lì in poi sarebbe cambiata totalmente. La terra era un pianeta inospitale quasi vicino al punto di non ritorno. Madre natura stava liquidando coloro che l’avevano avvelenata in modo affrettato come se si trattasse di spedire del materiale nuovo alla stazione spaziale, non avevano nemmeno il coraggio di guardare la distruzione che avevano provocato. Erano già anni che la terra era spoglia di alberi, i deserti occupavano quasi l’intero pianeta. Le temperature superavano giornalmente i 70 gradi, non pioveva che erano anni, i mari si stavano ritirando tutti. La terra era un pianeta morto. Dei nodi di sentimenti opposti agitavano le poche centinaia di milioni di persone che erano ancora in vita, non sapevano se essere tristi o lieti. Di lì a poco dovevano partire e abbandonare il pianeta dei loro padri. Per tutta la loro vita avevano accarezzato il sogno di poter rimediare al disastro fatto dai loro avi, avere una famiglia e un futuro sulla terra, per non fuggire da quel posto che amavano, la sete di egoismo dell’uomo, del non rispetto della vita altrui, il desiderio che di distruggere tutto per arricchirsi di moneta si realizzo portando scompiglio nel biosistema. Dopo tanti viaggi cosmici, e numerosissime rotte disegnate nello spazio infinito finalmente hanno trovato una stella che li potesse ospitare. Il desiderio si stava realizzando. Era vivo il desiderio di poter trovare un nuovo pianeta dove ricostruire un futuro con una nuova consapevolezza. Il ritorno al presente e lo sguardo annebbiato da un velo di lacrime si posò sull’enorme schermo.


Era lì da tempo remoto da quanto poteva ricordare, forse ancor prima della sua chiamata a nuova reggente. Pam la reggente della nuova era cosmica faceva trasparire le sue emozioni, la gioia, la tristezza e i segreti. Era arrivato il momento tanto atteso, doveva comunicare a tutti che una nuova era si apriva.


Erano pronti a   dire addio a quel viaggiare nel buio cosmico. Le lacrime scendevano lungo il viso. Dal ponte di comando con lo sguardo verso la camera, abbraccio tutti, comunicando loro che avevano trovato una stella che li poteva ospitare. Per qualche minuto tutti si erano raccolti in un attimo di silenzio. Fuori, ad attendere c’erano le navette esploratrici verso quel nuovo pianeta trovato dopo tanto viaggiare.


Per una frazione di secondo provarono l’impulso di voler fuggire da quelle Arche spaziali per fuggire e perdersi nello spazio infinito per paura di distruggere un altro pianeta. Naturalmente nessuno fece niente, la loro gioia la mostrarono sorridendo e abbracciandosi gli uni con gli altri. Qualcuno di loro piangeva. La reggente disse: «Siamo pronti, andiamo». La sua voce si tradiva dalle emozioni, era bellissima, la loro vita cominciava adesso. Il profumo dei ricordi era vivo. Il profumo intenso, del manto verde ricoperto di fiori appena aperti alla luce del mattino portarono alla mente ricordi dolorosi, i quali erano descritti dai loro avi nei video che avevano lasciato a testimonianza di cosa fosse la terra. Queste emozioni avevano sconvolto l’equipaggio della navetta esploratrice, tra di loro c’era anche la reggente cosmica. Non era un giorno qualunque. Quegli attimi erano diversi da tanti altri. Era il primo giorno su quel nuovo pianeta, di prima mattina dove il profumo della rugiada inebria le narici. Dalle loro sensazioni sembrava un giorno di primavera inoltrata. Qualche membro dell’equipaggio raccolse un cesto di fiori rossi profumati. Per donarli alla reggente. Lei era sempre generosa, interessata a tutto e tutti, anche se i grandi occhi azzurri lasciavano indovinare una gioia immensa, perché i suoi sorrisi che dispensava largamente a chiunque incontrasse. Sola, su quel prato immenso ricoperto di verde e fiori di mille colori, con ancora addosso la giacca rossa, le lacrime involontarie uscivano senza tregua dagli occhi e i ricordi di momenti felici che verranno.


I ricordi erano molti vaghi e confusi, sapeva solo di aver finalmente trovato il nuovo pianeta. Ora tutta la vita sia presente che futura avrà un senso, la giovinezza e la bellezza di questo nuova pianeta dal nome Fleed porterà gioia a tutti. Il nuovo giorno salutò i viaggiatori col cinguettio degli uccelli sugli alberi alla ricerca di frutti freschi. La reggente insieme all’equipaggio si alzarono, si buttarono tutti insieme, nel laghetto vicino la nave, in attesa che l’acqua portasse via tutta la stanchezza.  Dopo una leggera colazione, andò al computer in cerca di qualcosa, senza nemmeno sapere cosa cercava, era senza una meta precisa, ma cercava comunque una via per far atterrare la nave Alfa con tutto l’equipaggio. I video fatti con i droni di osservazione, il giorno prima, misero in evidenza i probabili punti d’atterraggio, li osservò da vicino, poi i tasti premuti dalle sue mani, le regalarono sullo schermo, un’immagine imprevista e meravigliosa. «Ma quella radura immensa dove scorrono tre fiumi, i quali danno vita a un lago tutto pianeggiante dove la temperatura attuale si aggira intorno ai 20 gradi. Ideale per far sorgere la nostra prima città» … esclamò dentro di sé.


Quelle luminescenze sugli strumenti indicano che la zona è così ampia da poter far atterrare tutte le navi senza invadere e stravolgere il pianeta. Il pianeta Fleed sarà la nostra nuova casa.

«Allora io…, si ora io posso dare il comando di atterraggio e comunicare le coordinate! Quando lo sapranno, di sicuro saranno felici e vivremo tutti insieme. Devo chiamare la nave Alfa, chiedendo di mettermi in comunicazione con tutte le altre navi… E poi comunicherò loro che la vita è possibile!».


Piena di gioia battendo le mani, gli occhi scintillanti, la bocca sorridente, mentre il colorito si faceva più roseo. Si sentiva pronta a comunicare i suoi nuovi ordini. Salì sulla nave dando l’ordine di atterrare. Una nuova vita li attendeva e il futuro che vedeva davanti a loro, era tutto rosa, brillante e splendente come Fleed in quel momento.

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